I giornalisti David E. Sanger e Thom Shanker, nel loro articolo, ipotizzano che il lancio dei missili Kassam e Fajr sia stato provocato, come risposta, all'incursione aerea israeliana in territorio sudanese, nella quale le forze di David hanno bombardato una fabbrica di armi leggere utilizzata dagli iraniani per lo scambio di missili con i palestinesi. Curioso notare che questa operazione che ha portato, inoltre, al dispiego di 75.000 riservisti (quindi da aggiungere al numero degli effettivi) e di 200 mezzi corazzati sia considerata da tutti come "spropositata" se si pensava di invadere solamente Gaza, infatti nella precedente operazione denominata "Piombo Fuso" i riservisti chiamati furono solamente 10.000. Inoltre, altro fatto curioso sottolineato dai giornalisti americani è stato il risalto, l'ampio risalto anche sui media, delle batterie missilistiche difensive israeliane, armi che furono fornite dagli stessi americani per circa 275 milioni di dollari non tanto tempo prima. Questi missili, creati appositamente per creare una cupola protettiva, denominata "Iron Dome", dovevano essere testati, ma soprattutto si doveva controllare che la loro funzione fosse realmente messa sotto stress in vista di missili ben più pericolosi e che magari non contengano solo materiale esplosivo ma anche di tipo nucleare. L'obiettivo è facile da capire, è l'Iran, che dotato di missili a lunga gittata e capaci di trasportare testate nucleari può creare serio pericolo per il territorio israeliano, purtroppo o per fortuna, a seconda delle parti, il test ha dimostrato comunque dei limiti su questo tipo di attacchi, infatti il sistema funziona bene con i missili a corto raggio ma meno su quelli a lungo, difatti lo stesso Israele stà sviluppando in "solitario" un altro sistema difensivo denominato "Fionda di Davide". Tra l'altro a comprova dell'inchiesta del New York Times, David e Thom citano Michael B. Oren, storico militare e ambasciatore israeliano in America, dove dice che questa questione può essere considerata alla stregua della crisi missilistica a Cuba, dove il confronto reale non era con Cuba, ma con l'allora Unione Sovietica che tentava di portare testate nucleari nell'isola caraibica, per analogia, l'obiettivo di Israele non era Gaza ma l'Iran. Qui il New York Times si permette una frecciata nei confronti dell'ambasciatore... non piccola a dire il vero, "It is an imprecise analogy. What the Soviet Union was slipping into Cuba 50 years ago was a nuclear arsenal. In Gaza, the rockets and parts that came from Iran were conventional, and, as the Israelis learned, still have significant accuracy problems. But from one point of view, Israel was using the Gaza battle to learn the capabilities of Hamas and Islamic Jihad — the group that has the closest ties to Iran — as well as to disrupt those links." -E' un'analogia imprecisa, dice l'articolo, l'Unione Sovietica 50 anni fà voleva impiantare a Cuba un arsenale nucleare. Ma a Gaza i missili e le sue parti sono di tipo convenzionali e, come hanno appurato gli stessi israeliani, altamente imprecisi.
Concludo con un mio pensiero, i segnali di guerra sono sempre più vicini, basta leggere quello che ho scritto ieri, dove si aspetta un "false flag" per iniziare, ma a mio giudizio, e spero di sbagliarmi, ci si stà preparando per la fine del mandato di Obama, dove una nuova elezione con ambedue gli schieramenti, Democratici e Repubblicani e con sicuramente ancora la crisi economica da superare, permetterebbe alla fazione più estrema, che sia americana o iraniana, di dare fuoco alle polveri.
Fonti: http://www.guardian.co.uk/world/2012/oct/25/israeli-sudanese-factory-secret-war
http://www.nytimes.com/2012/11/23/world/middleeast/for-israel-gaza-conflict-a-practice-run-for-a-possible-iran-confrontation.html
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