In Italia, nonostante tutto, abbiamo degli eroi, lo dimostrano in diverse occasioni parecchie persone che facendo il loro mestiere in maniera encomiabile portano alla ribalta situazioni davvero eccezionali, e mi riferisco in questo caso ad agenti, investigatori o altri che lavorano per la nostra sicurezza. Ma qual'è la storia che vi voglio raccontare. E' la storia di un
investigatore della Guardia di Finanza, un certo Colonello Umberto Rapetto, capo ed fondatore del Gat (Gruppo anticrimine telematico). Questa persona è stata per 37 anni un punto fondamentale dei nostri reparti investigativi informatici, ed è stata la responsabile di numerose inchieste che hanno portato allo Stato, in termini economici, parecchie entrate economiche. Purtroppo però la sua ultima indagine riguardava "personaggi illustri " della nostra società e l'esito è stato scontato, allontanato dal reparto che guidava da così tanto tempo e che dava risultati eccellenti, promozione negata e inchiesta di fatto insabbiata, ma la cosa peggiore è la condanna all'oblio. Infatti di questa faccenda, come sempre, i mass media "più grandi" non ne hanno dato notizia, tutt'al più un accenno sulla Repubblica, il Fatto Quotidiano invece ne dà la notizia in questo articolo. In ogni caso la storia di queste dimissioni eccellenti è questa: "Umberto Rapetto non è più un colonnello della Guardia di Finanza. Ufficialmente e formalmente si è trattato di dimissioni. In verità, pare che desse parecchio fastidio ai “poteri forti”, alla politica e alla criminalità organizzata. Per questo è stato “gentilmente invitato” a farsi da parte.Chi è Umberto Rapetto? Per i più si tratta di un nome insignificante. Eppure siamo di fronte a un super esperto di informatica e lotta alle frodi. Autore di numerose pubblicazioni, è anche docente universitario. Gli Stati Uniti ce lo invidiano.Le sue competenze e la sua intensissima attività hanno consentito al nostro Stato di individuare migliaia di evasori fiscali. Peccato che poi le somme concretamente recuperate sono minime. Per cinque anni, Rapetto ha seguito tutti i componenti delle organizzazioni che gestivano il gioco d’azzardo in Italia senza pagare le imposte. Finchè un giorno, ha chiuso il dossier, facendolo arrivare ai carabinieri: ha fatto arrestare quindici persone. Rapetto si è presentato in giudizio con migliaia di pagine di prove e con conti precisi: le società dei videopoker sotto accusa devono allo Stato di 98 miliardi, 456 milioni, 756 mila euro. Cifra mostruosa, superiore persino alle ultime quattro manovre finanziarie messe assieme. Gli imputati che sono stati tutti condannati penalmente hanno patteggiato, anche se Rapetto era contrario: il colonnello sosteneva che dovevano restituire fino all’ultimo centesimo di euro. Alla fine i giudici si sono rivolti alla Corte dei Conti la quale ha preso atto della condanna penale della Cassazione e ha imposto agli imputati il pagamento di appena 2,5 miliardi di euro. Lo sconto è di quelli che nemmeno nel più pazzo dei supermercati: 96,5%! Qualcuno ne ha parlato in tv? Ovvio che no, la farfallina di Belen, i dettagli delle cenette simpatiche di Arcore o il sole in Primavera sono argomenti ben più importanti.
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