martedì 14 agosto 2012

Il futuro energetico italiano


Avevo intenzione di riprendere dopo il ferragosto e concedermi altri giorni di piacente spensieratezza ma la mia indole mi ha portato a leggere comunque e purtroppo sono incappato su un articolo che mi ha lasciato basito, vi spiego il perchè.







Leggendo questo articolo "Metanodotti, rigassificatori e petrolio ecco il piano energia del governo"  sono rimasto stupito da alcune affermazioni che sono state fatte dal Ministro Passera e dai suoi colleghi. La prima è questa "Troppi gli incentivi per le rinnovabili" e vabbè... la seconda "Permessi più facili per le perforazioni petrolifere" notoriamente siamo un paese che galleggia sul petrolio... la terza "abolizione del limite delle 12 miglia dalla costa per le perforazioni", anche se a dire il vero questa è un pò meno sicura delle altre due. Ora leggendo e rileggendo questo articolo a me è parso di capire che la testardaggine di chi ci governa è qualcosa di veramente assurdo. Nel decennio scorso si puntava tutto sul nucleare poi è arrivata Fukushima ed il referendum, il mondo si accorse che forse, l'energia prodotta, non era poi così a buon mercato se vi fossero stati incidenti, ed ora i nostri politici scoprono che per avere futuro è necessario investire sul petrolio nostrano. A me sembra che siano rincretiniti del tutto, l'estrazione dell'oro nero in Italia è sempre stata limitata da 2 fattori principalmente, il primo, la scarsità di giacimenti cospicui ed il secondo la tipologia del petrolio, definito di bassa qualità, fonte wikipedia, quindi riassumendo mi vien da dire che questi o sono fessi o hanno preso una bella e sana tangente dall'industria petrolifera Escludendo l'ipotesi dei fessi rimane in piedi quella classica, quella che nell'Italia è considerata un'arte, una furbata. Ho iniziato a girare nuovamente su internet ed ho scoperto questo bell'articolo sull'Espresso dove si parlava dell'attuale Ministro dell'Ambiente Clini e dei suoi rapporti con i petrolieri texani e niente meno con la famiglia Bush, addirittura definito dalla stessa America, "il nostro migliore amico"  e dai cablo resi pubblici da wikileaks emerse pure che oramai è da più di un decennio che Clini si occupa di affari americani sul nostro suolo, sostanzialmente si potrebbe definire un Ministro Americano a Roma. 


Corrado Clini? E' «il nostro migliore amico al ministero dell'Ambiente». A definirlo così è l'ambasciata americana di via Veneto nelle sue comunicazioni riservate con il Dipartimento di Stato, pubblicate da WikiLeaks. Il ministro, che ha rigettato con sdegno le presunte intercettazioni telefoniche in cui un manager dell'Ilva di Taranto lo definirebbe «un nostro uomo», sembra avere amici ben più potenti dei signori dell'acciaio. Sono 22 i cablo, dall'ottobre 2002 al gennaio 2010, anni in cui Clini era ancora un navigato direttore generale del dicastero, che permettono di ricostruire la sua relazione speciale con gli americani. Sono anni molto speciali: durante l'amministrazione Bush tra Usa e Unione europea c'è un grande gelo, con l'eccezione del governo Berlusconi sempre al fianco della Casa Bianca. E in questo momento gli accordi internazionali sull'inquinamento e l'ecologia sono al centro dell'agenda diplomatica. Ma gli americani sanno che al ministero dell'Ambiente di Roma c'è un contatto fidatissimo: Corrado Clini, appunto. Le comunicazioni usano toni sfumati ma permettono di ricostruire il sostegno del funzionario italiano, che avrebbe aiutato gli americani a uscire dall'isolamento sulle questioni ambientali. Lo considerano «un architetto chiave del ponte tra gli Stati Uniti e l'Europa in materia di cambiamenti climatici negli anni del governo Berlusconi (2001-2006)», come scrive l'ambasciatore Ronald Spogli. La diplomazia di via Veneto è grata all'Italia del Cavaliere per «essersi presa il significativo rischio politico di promuovere la cooperazione nella ricerca con gli Usa in un periodo in cui la maggior parte dei Paesi membri dell'Europa erano critici riguardo alla decisione del presidente (Bush) di ritirarsi dal protocollo di Kyoto». Oltre a Kyoto c'è un'altra questione chiave in cui si vuole superare il muro europeo: la diffusione delle coltivazioni Ogm. E' un grande scontro: in ballo ci sono enormi interessi di multinazionali come la Monsanto o la Pioneer del gigante della chimica Du Pont, sostenuti dal governo americano. Pronto a cogliere al volo i suggerimenti dell'alto dirigente italiano, ora diventato ministro. Clini suggerisce che un modo «per stimolare positivamente Berlusconi potrebbe essere quello di metterlo in comunicazione con Tony Blair». E quando regioni come il Piemonte del governatore di centrodestra Ghigo iniziano a distruggere le colture "contaminate" da Ogm, l'ambasciata riporta a Washington la reazione del «nostro migliore amico al ministero dell'Ambiente», che si chiede: «Ghigo è matto?». Infine è da Federica Fricano, consigliere senior di Corrado Clini, che nel 2004 gli americani vengono a sapere in via confidenziale come il governo italiano intende comportarsi in materia di bromuro di metile, un pesticida usato per le coltivazioni in serra, che la comunità internazionale vuole mettere al bando entro il 2005, visti i suoi effetti sulla salute umana e sull'ozono. La Fricano - indicata come «un nome da proteggere» - rivela a via Veneto che l'Italia continuerà ad appoggiare la posizione degli Usa, secondo cui l'uso era possibile nei casi in cui «non fossero disponibili alternative al bromuro di metile tecnicamente ed economicamente fattibili».


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