GPS, torcia elettrica e fisico da paura, accompagnò me ed un'altro collega dentro per la prima volta nell'edificio che per oltre 10 anni era stata la mia casa, lavorativa, si dovevano recuperare documenti indispensabili per il funzionamento degli uffici, gli scaffali e gli armadi, bummmmm, un'altra scossa cazzo!!! Dai presto, facciamo presto... però non sembra messa così male tutto sommato, pensavo io, ed il vigile con le orecchie era li che ascoltava e con gli occhi guardava ovunque, tastava qualsiasi cosa, ci raccontava di essere stato anche all'Aquila e là non si scherzava. Siamo arrivati negli uffici, gli armadi sono chiusi a chiave dobbiamo aprirli alla svelta, ogni tanto si balla ancora, si sentono gli scricchiolii, in tre ci mettiamo ad aprire, o meglio, a sfondare gli armadietti non c'era tempo di trovare le chiavi ora. Ok li abbiamo, usciamo, ed ora... ci consultiamo e riproviamo, secondo giro, via, caschetto ed elmetto in testa e dentro, ci sono i computer degli uffici da portar fuori, solo quegli essenziali, i server e quelli principali, vai corri corri, il controsoffitto balla, o almeno sono i miei occhi a credere che balli, non importa siamo ancora a metà ci pensiamo dopo. C'è l'abbiamo fatta, siamo fuori ed abbiamo recuperato il minimo indispensabile, l'adrenalina è a mille, piccole scosse si avvertono ancora ma ora ci fanno meno paura. Piccola scenetta quando eravamo ancora dentro, il vigile, abbastanza tranquillo dopo aver visto la struttura, ci suggerisce comunque di prendere l'indispensabile e di fare in fretta, senonché nell'ultimo giro mentre usciamo io e l'altro collega ci guardiamo in faccia e in contemporanea ci diciamo che non possiamo uscire da lì senza prima prendere un caffè e la stessa macchinetta a cialde che abbiamo in ufficio. Il pompiere, non sapeva se ridere o piangere... optò per la prima. Da quel giorno, sono entrato almeno altre 30 volte, per un motivo o l'altro ma mai è stata come la prima, un edificio di oltre 5000mq solo ed abbandonato dove muri e controsoffitti penzolano in maniera "strana". Da lunedì ripercorreremo, nuovamente, per parecchie ore l'interno dell'edificio, segneremo tutto ciò che è da trasportare, da portare nella nuova scuola, un modulo abitativo per le 800 persone che si affaccendano nell'istituto, trovo tutte le scuse possibili per entrare e così come me tanti altri miei colleghi, sentiamo la nostra "casa" sola e che ha bisogno di essere coccolata e vederla sporca, piena di insetti, ragni e topi ci fa stare male. Un piccolo miracolo dicevo, gli operai del cantiere che stanno costruendo un nuovo edificio per farci lavorare hanno impiegato poco meno di 40 giorni per costruire dal niente una nuova scuola, dalle fondamenta fino alla campanella, hanno lavorato come matti per tutti questi giorni, di sera di domenica, per le feste, sempre, addirittura anche a notte fonda, tant'è che una sera andarono persino i carabinieri a vedere perchè c'erano delle luci che si muovevano. Bravi ragazzi, il 15 ci riprenderemo parte della nostra vita e questo lo dobbiamo a quella parte dell'Italia che si piega e lavora veramente tanto e che in mezzo alla solidarietà si toglie il cappello per darti ancora di più. Bravi anche a quegli italiani che hanno progettato il modulo abitativo, così l'hanno denominato, bravi... si proprio bravi a non metterci i telefoni e la connessione dati porca puttana! :-)
E' una classica citazione che tutti noi prima o poi hanno detto o pensato. Ecco questo blog ha l'intento di cercare di creare, per quanto possibile, il classico bar di provincia dove alla sera si ritrovano gli amici che seduti davanti ad un bel bicchiere di vino parlano delle loro idee, passioni e perchè no... avventure!
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lunedì 8 ottobre 2012
Piccolo miracolo in Emilia.
Bummmm.... E' così che è iniziato il peggior incubo della mia vita, un lungo e cupo rumore nella notte. Sono passati diversi mesi ormai e la vita sta ancora cercando di tornare alla normalità, eroi si sono avvicendati in tutto questo tempo, ricordo ancora quando il 23 maggio assieme ad un vigile del fuoco bardato come se dovesse andare in Vietnam, coltello serramanico
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