martedì 27 dicembre 2011

Oltre il danno anche la beffa, la tbc al Gemelli come è andata a finire?

Colgo l'occasione, in ritardo, di augurarvi un Buon Natale... purtroppo una gastroenterite mi ha messo k.o. proprio i giorni antecedenti il Natale ma ora ...rieccomi (detta così sembra una minaccia!!!). Devo essere sincero non ho molto materiale ma leggendo un pò i giornali ho scoperto questa notizia che fà rabbrividire
ROMA - Bambini e Tbc al Gemelli: un calvario senza fine. L’ultima doccia fredda nella complicata vicenda dei piccoli infettati in ospedale è la scoperta che il test con cui erano stati individuati 122 poppanti «positivi» è da prendere con le molle perché non un sistema di controllo ufficialmente convalidato. Lo rivela l’avvocato Giulia Bongiorno, madre di uno dei piccoli nati al Gemelli durante questa emergenza e legale che ha accettato di tutelare una cinquantina di famiglie in una sorta di class action contro il nosocomio. 
L'avvocato Bongiorno ha appena consegnato alla Procura di Roma una lunga memoria che ripercorre l’iter accidentato della vicenda da cui sono scaturite le querele. A breve, all’inizio del 2012, seguiranno le richieste di danni in sede civile. La scoperta più «penosa» è che il Quantiferon - così si chiama il test che ha individuato oltre un centinaio di positività alla Tbc tra i piccoli nati al Gemelli - sarebbe «poco sicuro» e non completamente affidabile. Una scoperta questa che getta una luce oscura sulle terapie effettuate e sui danni che ne possono scaturire.
PROFILASSI ANTIBIOTICA PESANTE - «Alcuni bambini stanno malissimo», taglia corto Giulia Bongiorno. E poi riassume il problema. «Ci hanno fatto fare un test che non era testato e su questa base hanno fatto scattare una profilassi antibiotica molto pesante per i neonati, tra l’altro con antibiotici vari tra loro, salvo poi scoprire che il test Quantiferon non è sicuro e che poi in ogni caso, sicuro o non sicuro, la terapia eseguita non porta a nulla», spiega l’avvocato.
A confermare questo quadro c’è la consulenza tecnica che il fronte dei genitori ha chiesto all’infettivologo torinese Pier Angelo Tovo, sui danni «definitivi» che tutta questa trafila ha prodotto per i bambini positivi. La consulenza sarà depositata subito dopo Natale. «Il fatto più grave è che comunque la terapia fatta non porta a nulla – insiste l’avvocato -. E comunque non può essere fatta per tutta la vita».
L'avvocato Giulia Bongiorno con il figlio Ian
CONTROLLI OGNI 15 GIORNI - «Ora - a parte le conseguenze che i farmaci molto potenti possono aver innescato su bambini tra i 3 mesi di vita e gli 11 - si scopre che nessuna terapia può eliminare in sostanza la positività, che resta dentro i bambini. Ma allora perché farle la terapia in quel modo…», chiede il legale. Un incubo dunque. «Un incubo con i piccoli che un sabato sì e uno no devono tornare in ospedale per i prelievi di sangue e le radiografie al torace – racconta l’avvocato Giulia Bongiorno -. E come se non bastasse questo tunnel ecco materializzarsi anche l’ultima beffa: la richiesta perentoria da parte del Gemelli di saldare il conto che è appena arrivata a qualche genitore come me. L’ospedale sollecita a pagare la degenza». 
Da un controllo amministrativo, scrivono i responsabili sanitari, «risulta che lei non ha pagato…». «Ma come? Io ho sborsato 12.800 euro per la degenza del mio bimbo - attacca la Bongiorno -. Trovo anche questo sollecito in linea con tutto il resto: atti di una gravità inaudita».
Paolo Brogi

Bene, ora che avrete letto la storia sapete chi possiede l'Ospedale "Gemelli" che chiede per le cure 12.800€ per la degenza? Su su, un pò di immaginazione è facile... la chiesa sulla quale non paga l'ICI

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