lunedì 5 dicembre 2011

Riflessioni sulle pensioni di anzianità e sull'età pensionabile

Chi mi conosce sà che non sono vicino all'età pensionabile,  però
ciò di cui vorrei parlare oggi è appunto di quella fascia di persone che dopo aver lavorato una vita si ritrova a vedere l'agognata meta allontanarsi, il punto lo sappiamo tutti, deficit, problemi economici e tanto altro. Brunetta nella trasmissione di Santoro aveva tutto sommato spiegato abbastanza bene qual'era il problema, ovvero una persona versa per 40 anni circa il 33% (le famose aliquote contributive di cui parlavo pochi giorni fà) del suo stipendio per la pensione, quindi, a spanne, si garantirebbe "da solo" una pensione per circa 15 anni. Ipotizzando quindi che una vada in pensione a 58/60 anni si sarebbe pagato con i sui contributi la pensione fino al compimento del 75° anno di età. Allo stato attuale l'età media è superiore ai 75 e quindi tutto quello che è sopra è regalato. Quello che però non si considera e che non emerge dalle statistiche è di come uno ci arrivi a quell'età, oppure di come tutto il lavoro nero se fosse regolarizzato potrebbe evitare questa strage di contributi, in quest'ultima ipotesi è come in una famiglia che il padre dice al bimbo di risparmiare e che non può dargli la paghetta mentre lui alla sera fà bisboccia con gli amici. Vorrei raccontarvi il caso di una mia collega di lavoro che si trova ipoteticamente nella condizione di aver raggiunto, per le regole attuali, l'età pensionabile. Questa signora ha già maturato i requisiti per andare in pensione, ha 58 anni ed ha 39 anni di contributi, con l'ultima o penultima manovra, non ricordo sinceramente, gli hanno bloccato per un anno l'uscita dal lavoro e quest'ultimo anno non verrà considerato per la pensione e nel contempo gli vengono trattenute ugualmente sul suo stipendio le somme che sarebbero concorse a formarla, in poche parole lo stato si trattiene dei soldi senza giustificazione. Ma questo non è il solo torto, secondo me, non parliamo nemmeno se Monti dovesse fare quello di cui si stà parlando in questi giorni, la sua situazione personale è alquanto critica, sua madre ultraottantenne ha l'Alzheimer e suo padre, anche lui con più di 80 anni, con un tumore e considerata tutta una serie di fattori entrambe le malattie sono gravi ma degenerative in tempi lunghi. Non vi racconto delle sofferenze dei ricoveri o altro ancora, non sarebbe corretto, ma volevo soffermarmi sull'assistenza dei suoi genitori, lo stato (uso la s minuscola apposta) non dà a questo donna nessuna assistenza, nessun ospedale o struttura pubblica si accollerebbe uno di questi malati e pertanto il suo stipendio và pari pari per una badante, è ovvio che tutte le mattine che questa viene al lavoro il suo pensiero sia altrove e che non veda l'ora di andare in pensione anche per risparmiare tutti questi soldi, paradossalmente la sua pensione per lei varrebbe come dire più di 10.000 euro di entrate in più all'anno. Ecco come ci vuole lo stato, ci chiede sacrifici, responsabilità e sangue mentre per contro non dà nessun sostegno alle famiglie con difficoltà oggettive. Ognuno deve provvedere a sè, e poi se anzichè fare l'impiegata fosse un'operaia in catena di montaggio o un muratore, o un operaia per le manutenzioni stradali o in miniera o chi fà i turni, insomma in una di quelle categorie di lavoratori che rischiano anche la vita tutti i giorni, non sò come possa arrivare alla fine del mese. E' uno scandalo, si parla tanto che in altri paesi si và in pensione più tardi però è anche vero che l'assistenza sanitaria è più efficiente e copre maggiormente i bisogni delle famiglie, come ad esempio le scuole materne e i nidi... e qui ne sò qualcosa ;-) .

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